Cari amici, ho una profonda nostalgia di quella figura, che ha fatto parte dello scenario artistico degli anni Settanta/ Ottanta e ha avuto il suo culmine verso la fine degli Ottanta. Mi riferisco al cantautore che, a mio avviso, oggi è ormai quasi scomparso dalla circolazione , o almeno non si vede se la sera accendiamo la TV, né si sente durante il giorno se ascoltiamo la radio. Ma dove sono finiti i cantautori? A seguire costantemente i canali mediatici ufficiali e dominanti, sembrerebbero quasi non esistere più. Per carità, molti sono i bravi artisti che si succedono davanti ai teleschermi, ma dov’è il cantautore che anche solo con la chitarra riusciva a catalizzare l’attenzione per un ora o più senza farti sbadigliare o cambiare canale? Il cantautore che grazie alla sua denuncia riusciva a farti riflettere e a sensibilizzarti nei confronti di una problematica della realtà concreta, senza cadere nel fatalismo o in uno sterile pessimismo?
Questo cantautore non ha più diritto di cittadinanza nei nostri palinsesti quotidiani, ormai è diventata una figura che infastidisce non poco, indigesta per coloro che gestiscono e organizzano i nostri spettacoli serali. http://www.massimosorgente.it/2013/11/28/i-big-che-di-big-non-hanno/
E allora? Allora non ci resta che liberarci da questa schiavitù, dal bisogno impostoci di doversi collocare la sera davanti al teleschermo per sorbirsi la musica spazzatura. Fatto questo poi, rechiamoci virtualmente nei meandri del web, dove alla fine di una minuziosa e paziente ricerca, troveremo nascosto in qualche sottobosco un cantautore che è li ad aspettarci da tempo per essere ascoltato e considerato. http://www.massimosorgente.it/2013/08/18/gli-artisti-del-sottobosco/
E’ un artista indipendente, lo sai? Un artista la cui produzione, per scelta personale, non circola attraverso i canali consueti, ma non per questo meno interessante. Occorre solo un pò di pazienza per ascoltare e per affezionarsi o addirittura entusiasmarsi per le sue composizioni. Se non facciamo questo sforzo allora non saremo mai protagonisti nelle nostre scelte, ma resteremo soggetti passivi che subiscono ogni genere di surrogato musicale. Solo questo è il modo per evitare che le canzoni passino sopra le nostre teste senza arrivare dritte al cuore. Se camminiamo in questa direzione allora chissà che un giorno non potremo incontrare nuovamente un Giorgio Gaber, un Fabrizio Dè Andre o uno Stefano Rosso, nascosti sotto le sembianze di un cantautore sconosciuto al grande pubblico, ma colmo di messaggi interessanti da comunicare.
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